Il mecenate fondatore della Biblioteca e dei Musei Oliveriani, Annibale degli Abbati Olivieri nato a Pesaro il 17 giugno 1708
Siamo a metà Secolo dei Lumi, precisamente nel 1756, quando un nobile pesarese, appassionato di archeologia e letteratura, spinto dal desiderio di “eternarsi” compiendo un atto di amore verso la sua città natale, decide di redigere un testamento in cui si rende noto che tutta la sua imponente biblioteca, assieme alle collezioni archeologiche raccolte sino a quel momento, saranno donate alla comunità.
Quel nobile mecenate era Annibale Degli Abbati Olivieri che successivamente, nel 1787, con un nuovo testamento incrementa il lascito con altre migliaia di volumi e una notevole quantità di materiale archeologico, compreso quello donatogli dall’amico Giovan Battista Passeri. Questa preziosa raccolta costituirà l’origine di ciò che noi oggi è la Fondazione Olivieri: un ente (all’epoca denominato “Congregazione”, il Palazzo Olivieri, le raccolte bibliografiche, documentarie, artistiche, archeologiche e rendite al tempo assai notevoli per sostenere la vita e lo sviluppo di una vera e propria istituzione culturale.
L’Olivieri desiderava che “estinguendosi la mia famiglia”, il suo patrimonio si conservasse per i posteri con opere durature di cultura, in “vantaggio della mia Patria e ai miei Cittadini”.
L’Istituzione, infatti, doveva avere un carattere pubblico, essere una “pubblica Libreria per uso e comodo dei miei concittadini”, ma anche un Museo strettamente collegato alla biblioteca:
“Ordino presentemente che alla medesima libreria s’intenda aggiunta tutta quell’altra e maggior quantità di libri sì manoscritti che stampati che ho acquistati dopo e che acquisterò fino alla morte mia, siccome ancora tutto il mio Museo di medaglie antiche così d’oro, e d’argento, come di metallo, di medaglie d’uomini illustri, di monete de’ bassi tempi: Idoli, Vetri, Avori, Bronzi, Intagli ecc. nel qual mio Museo restano comprese tutte le Lucerne antiche e tutte le altre antichità che radunate aveva l’immortale nostro Uditore Gio. Battista Passeri, il quale informato della mia volontà, volle unirle tutte alle mie acciocché abbia la nostra Patria in un sol luogo a uso pubblico tutto quello, che due Cittadini nel tempo di loro vita hanno saputo ammassare”.
L’Olivieri non lasciò nulla al caso: fino al 1892 la sede sarà “l’appartamento terreno del mio palazzo”; ovvero Palazzo Olivieri, poi destinato dal Comune a sede del Conservatorio G. Rossini e permutato con l’attuale Palazzo Almerici. Lasciò segnato il compenso per il Custode e quello per Bibliotecario “di garbo”, le rendite per l’incremento e la conservazione delle raccolte, compresa quella delle antiche iscrizioni “collocate nell’atrio e su per la scala grande di mia Casa”. A riguardo precisò “proibisco strettamente o in tutto o anche in menoma parte alienarla cederla o rimuoverla dal sito, eccettuato solamente il caso nel quale volesse la Città in un luogo pubblico radunare tutte le antiche memorie”.
Infine pose le basi per la costituzione di una Congregazione di nove soggetti “per probità, prudenza e dottrina, i più cospicui”, incaricata di sovraintendere alla gestione di tutta l’eredità.
Inoltre diede anche disposizioni molto dettagliate, come la collocazione di un Anemoscopio “nella prima camera o vogliam dire Sala della Libreria”.
Gli obiettivi dell’Ente risultano chiari dalla dichiarazione d’intenti contenuta nel suo testamento:
“Dove regna oziosità, ed ignoranza, non vi può essere buon costume. Vorrei dunque che l’entrata che si ricaverà dai miei beni servisse a rendere i miei Cittadini culti, ed operosi […] “Voglio dunque, che la Congregazione pensi a provvedere in Pesaro quei Maestri di scienze, che crederà secondo lo stato de’ tempi più convenire al bisogno, alla capacità, ed inclinazione de’ Cittadini […] senza conferire queste Cattedre ad alcuna Comunità religiosa […] soprattutto desidero che la Congregazione abbia in considerazione lo studio delle Leggi e della Medicina […] promuovere lo studio della Pittura, ed insieme della Scoltura, ed Architettura” e “introdurre in Pesaro qualche arte nuova”.
È dunque da un desiderio di eternità, da un dono generoso, da una storia di fraterna amicizia, dal profondo amore per la cultura e l’aspirazione a renderli fruibili ad un più vasto pubblico possibile, che nascono la Biblioteca e i Musei Oliveriani.
Un’opera che l’Ente Olivieri giorno dopo giorno porta avanti, con fierezza, cercando di dare seguito ai desideri del suo Fondatore, che vedeva nell’ignoranza la madre di tutti i mali che affliggevano la società.
Chi varca la soglia della Biblioteca e del Museo deve tenere presente proprio questo: ogni manoscritto, ogni opera a stampa, ogni reperto è frutto di uno sconfinato amore per il sapere non fine a se stesso: sia l’Olivieri che il Passeri condividevano il desiderio che ogni visitatore potesse, attraverso il loro lascito, “seguire virtute e canoscenza”.
La Biblioteca e i Musei Oliveriani esistono perché questo desiderio non smetta mai di compiersi.
Il mecenate fondatore della Biblioteca e dei Musei Oliveriani, Annibale degli Abbati Olivieri nato a Pesaro il 17 giugno 1708
Giovan Battista Passeri, amatissimo amico di Annibale degli Abbati Olivieri, è uno dei “protagonisti” della Biblioteca Oliveriana
Giulio Perticari, che dà il nome alla terza sala di lettura della Biblioteca Oliveriana, nacque a Savignano il 15 agosto 1779
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