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(escluso il 25 dicembre)

Lucus pisaurensis

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Bronzetti

Dalla “quantità di donari e voti di metallo” (De luco) ovvero “maximam votorum donariorumque… ex metallo capiam” (Marmora), di cui scrisse l’Olivieri, attualmente è possibile individuare con certezza solamente il bronzetto di cui lo studioso fornisce uno schizzo con la notizia del ritrovamento: “in luco sacro a. 1783 ara quadrata LIBRO. ;vicino a questa ara tra carboni e monete fu scoperto questo idoletto di bronzo con le gambe rotte, la cui figura però spiega il LIBRO che è LIBERO”. Per tradizione vengono attribuite al lucus altre due statuette ed una maschera femminile di bronzo di piccole dimensioni.

Cippi

I cippi rinvenuti sono 14, in pietra arenaria e tutti epigrafici (CIL XI 6290 – 6303). Uno di essi reca, per frattura, solamente il nome mutilo della dedicante e il verbum donandi. Gli altri 13 portano dediche ad Apollo di Novensides, Diana, Feronia, Fides, Iuno, Iuno Loucina, Iuno Regina, Liber, Marica, Mater Matuta, Salus: essi costituiscono una delle più importanti testimonianze di età medio-repubblicana a noi pervenute. I più recenti studi, a seguito di un riesame complessivo, propendono per la datazione alta, da riferirsi ad un conciliabum di coloni viritani formatosi alla foce del fiume Foglia (Pisaurus) precedentemente alla fondazione della colonia romana di Pisaurum (184 a.C.)

Ex voto terracotte

Tra le oltre 150 terracotte votive attribuite al lucus Pisaurensis si trovano numerose teste e mezzeteste isolate e tutte velate (maschili, femminili variamente acconciate, una infantile) ed ancora più numerosi ex voto anatomici (maschere, braccia, mani, gambe, piedi, mammelle, organi genitali maschili e femminili). Sono inoltre presenti statue di piccole e grandi dimensioni (figure femminili e maschili, bambini in fasce) nonché animali domestici, zampe di animali, pesi da telaio ed un manufatto tronco-conico iscritto interpretato recentemente come terminus isoscelis, ovvero un cippo di confine a forma di trapezio isoscele.

Monete

L’Olivieri scrisse delle monete nel De luco, ma né in questa sede né altrove fornì indicazioni sufficienti per individuarle oggi tra le 12.526 monete conservate ai Musei Oliveriani, né sono noti dati o cataloghi di altra mano, che consentano di rimediare alla situazione creatasi nel corso dei secoli.
Le notizie più particolareggiate sono quelle fornite dall’Olivieri, dal quale si apprende che le monete erano oltre 4.000 (delle quali una solo d’argento) e “involte…tra carboni intorno all’are”

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