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Fondo Antico a stampa

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Fondi Antichi a stampa

Il patrimonio antico a stampa, notevole per la ricchezza e per la varietà delle collezioni, consta di molte migliaia di volumi, tra i quali numerose stampe del Quattrocento e del Cinquecento. Di particolare interesse sono anche i volumi stampati nei secoli successivi e che fanno della Biblioteca Oliveriana uno degli istituti storici di conservazione più importanti del Centro Italia.

Incunaboli

La maggior parte dei circa 400 incunaboli conservati presso la Biblioteca Oliveriana sono editi tra il 1471 e il 1499. Di particolare importanza è la Cronaca di Norimberga di Hartmanus Schedel, edito a Norimberga nel 1493 (Hain 14508, inv. 266-267), uno dei rari esempi di incunaboli acquerellati di cui si conserva memoria. La catalogazione del fondo antico della Biblioteca Oliveriana è iniziata già da vari anni ed è tuttora in corso. Particolare attenzione è stata rivolta alle pubblicazioni del XVI secolo.

La consultazione del catalogo può essere effettuata, oltre che attraverso l’Opac generale del polo, anche tramite il catalogo realizzato dall’Istituto Centrale per il Catalogo Unico destinato esclusivamente a queste pubblicazioni: http://edit16.iccu.sbn.it/web_iccu/ihome.htm

Cinquecentine

La Biblioteca Oliveriana vanta nel suo patrimonio la presenza di alcune migliaia di cinquecentine, molte delle quali uscite dalla tipografia di Girolamo Soncino, l’artigiano e intellettuale ebreo che all’inizio del Cinquecento portò l’arte della stampa a Fano e a Pesaro, diffondendovi il normale formato in ottavo già inventato da Aldo Manuzio e destinato a sostituire quello non maneggevole in folio o in quarto.

L’arte della tipografia era molto diffusa a Pesaro. L’Oliveriana possiede splendidi esemplari anche di illustri tipografi pesaresi, come Cesano, Concordia, Giglio, Gavelli, Amati e Nobili, rappresentanti di una tradizione tipografica locale giunta fino ai nostri giorni. Un esempio illustre è rappresentato il primo libro della Pratica di fabricar scene e machine ne’ teatri del pesarese Nicolò Sabbatini (1574-1654), opera rarissima e fondamentale per la storia del teatro, pubblicata in prima edizione nel 1637 dal tipografo pesarese Flaminio Concordia. Per l’importanza e consistenza del suo fondo, su richiesta del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Biblioteca Oliveriana partecipa al censimento nazionale delle cinquecentine, Edit XVI.

La catalogazione del fondo antico della Biblioteca Oliveriana è iniziata già da diversi anni e sta proseguendo ancora oggi. Particolare attenzione è stata rivolta alle pubblicazioni del XVI secolo e la consultazione del catalogo può essere effettuata, oltre che attraverso l’Opac generale del polo, anche attraverso il catalogo realizzato dall’Istituto Centrale per il Catalogo Unico destinato esclusivamente a queste pubblicazioni.
http://edit16.iccu.sbn.it/web_iccu/ihome.ht

 

 

 

Cronache di Norimberga

L’incunabolo Le Cronache di Norimberga è un’opera compilatoria di Hartmann Schedel (1440-1514), medico e appassionato studioso di geografia tedesco. Venne pubblicata il 12 Luglio 1493 a Norimberga dallo stampatore  Anton Koberger con il seguente titolo, riportato sul frontespizio in sei righe e a carattere gotico-onciale di rilevante grandezza: Cronicarum liber cum figuris et imaginibus ab initio mundi. 

Le Cronache erano una delle più apprezzate opere a stampa dell’epoca, ed erano anche conosciute col titolo di Cronaca di Hartmann, Liber Chronicarum o Die Schedelsche Weltchronik; esse raccontano i principali avvenimenti intervenuti soprattutto in Europa dalla creazione fino al 1492, con  tono  cronachistico, secondo i canoni degli scritti del genere. Per questo l’opera risulta compilatoria,  non andando ad approfondire in senso critico i temi trattati, anche a causa dell’ampiezza dell’argomento affrontato: comunque, l’opera rappresenta un’ importante testimonianza dell’epoca e alcune parti, specie quelle dedicate al XV secolo, sono state utilizzate come documenti originali in alcune grandi raccolte storiografiche.

La prima edizione delle Cronache, con tutta probabilità, conteneva incisioni di Albrecht Dürer.

Hypnerotomachia Poliphili

L’ Hypnerotomachia Poliphili, definito il più bel libro a stampa mai realizzato, è un romanzo allegorico il cui titolo significa letteralmente “Combattimento onirico-amoroso di Polifilo”. Stampato  a Venezia da Aldo Manuzio il Vecchio nel dicembre del 1499 costituisce una pietra miliare della produzione aldina in quanto è la prima opera in volgare e illustrata stampata da Manuzio.

Il testo è stato attribuito a diversi autori, tra cui lo stesso Manuzio, Leon Battista Alberti, Pico della Mirandola, Lorenzo De Medici, ma a rivelare l’identità dell’autore di quest’opera tanto intrigante quanto misteriosa, è l’acrostico formato dalle iniziali dei 38 capitoli: POLIAM FRATER FRANCISCVS COLVMNA PERAMAVIT , “frate Francesco Colonna amò intensamente Polia”; opera del frate domenicano Francesco Colonna, il libro era stato finanziato da Leonardo Crasso, ricco avvocato di Verona, ed è dedicata a Guidubaldo da Montefeltro, Duca di Urbino.

Il testo, allusivo, con evidenti riferimenti alla cultura pagana e a volte anche misterioso e criptico, è arricchito da 172 raffinate incisioni probabilmente opera del miniaturista Benedetto Bordon. Scritto con un misto di italiano, veneziano, latino e greco, con elementi di ebraico, caldeo e arabo, “è una meraviglia di bellezza grafica e di composizione variegata”.

La trama dell’Hypnerotomachia racconta del viaggio amoroso di Polifilo verso Polia, rappresentazione di un ideale astratto e spirituale, che si realizza attraverso numerose prove iniziatiche in un paesaggio onirico bucolico classico.

Il linguaggio è ricercato e artificiale, l’impostazione grafica è particolarmente elegante anche per la chiarezza tipografica dovuta al carattere romano inciso da Francesco Griffo, stretto collaboratore di Manuzio e incisore del famoso carattere corsivo manuziano.

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